A settembre del 2007 ho esposto alcuni dei miei dipinti in una sala del Comune di Bari. In quell'occasione ho avuto modo, come solitamente avviene in questi casi, di riflettere su quanto stessi facendo, su cosa avesse prodotto e dove si stesse dirigendo la mia personale ricerca estetica. Il confronto con la critica ed il pubblico hanno aiutato questo lavoro di analisi offrendomi la possibilità di definire meglio la mia attività, il mio ruolo e la mia connotazione sociale. Questa riflessione non ha svolto, tuttavia, solo un ruolo chiarificatore, ha fatto nascere nuovi e imprevisti dubbi. Ha scosso alcune blande certezze su cui a lungo ho poggiato, per aprire nuovi orizzonti di senso, da costruirsi sempre nel fare, nel lavoro quotidiano, nell'agire.
Ho l'abitudine di riporre in un cassetto tutti i miei scarabocchi; ogni tanto mi piace svuotarlo e scorrere queste immagini non più mie, immagini senza valore, per cercarvi semi da sotterrare. Dopo la mostra così ho fatto, e dal marasma è emersa una serie di disegni di banchi di pesci. Il motivo per cui, in quel momento, mi abbiano colpito proprio quei segni lo ignoro e cerco di comprenderlo tuttora, tuttavia vi ho visto un qualcosa su cui lavorare, l'inizio di una nuova strada da intraprendere, da aprirsi a colpi di mannaia nella foresta.

uno
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