Sono storie di questi anni, STORIE di resistenza.

Resistenza alle razzie dei Pochi d’ogni spazio di esistenza e riflessione comune,
alle continue privazioni ed allo sfacelo degli insuccessi umani.

Resistenza ai canti di sirena del malaffare:
dalle rassicuranti nenie ipnotiche ai ritornelli accattivanti;
dai travolgenti ritmi di pistole e manganelli al suono atono dei tanti isolamenti.

Resistenza, ancora, alle pastoie di un presente sempre fine a se stesso e mai pago,
svuotato di qualsiasi ulteriore significato.

Ed infine, resistenza all’odio che non è pratico né poetico
e porta solo ad un tragico epilogo.

ti dirò un'altra cosa:

ti ricordi i calzini che hai prestato ad elena? li stavo usando io quei calzini e li trovavo anche molto comodi. oggi quando sono tornato a casa, verso le due, ho ritirato il bucato penzolante da tre quattro giorni. mentre lo facevo il vento m'ha tirato via di mano un calzino e l'ho guardato cadere su una tettoia, oramai irraggiungibile. l'ho guardato per qualche istante ed ho sentito che, quel calzino, voleva dirmi qualcosa.
il web non c'entra un cazzo, siamo noi la rete, elettrici sono i nostri pensieri. Arrivano le scariche, magari dopo, coi tempi che ci vogliono per attraversare città, svincoli semaforizzati, tangenziali, pali, montagne, monnezze, teste e capelli d'ogni genere, come palle nei flipper tra miriadi di fili, antenne, zanzare, parabole, ri-ri-petitori.
se solo fossi stato più pronto, più (è il caso di dirlo?) sensibile, non avrei avuto bisogno di leggere alcunchè alle 14 e 38 di questo giorno qua.


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